
Tumblr non era perfetto, ma era libero. E proprio questa libertà lo rese la patria di contenuti di ogni genere, compresi quelli NSFW. Era un ecosistema in cui coesistevano gif di gattini, post su teorie complottiste sui One Direction e un’industria parallela di artisti e creatori di contenuti per adulti.
Ma poi arrivò dicembre 2018, e con lui il Tumblr Purge.
La causa scatenante? Apple rimosse Tumblr dall’App Store perché alcuni contenuti NSFW violavano le loro linee guida. Invece di risolvere il problema con moderazione intelligente (o almeno fingere di pensarci su), Tumblr fece quello che nessuno si aspettava: bandì completamente ogni contenuto per adulti.
Sì, hai capito bene. La piattaforma che aveva attirato milioni di utenti per la sua libertà di espressione decise di tagliare via uno dei suoi pilastri portanti. Fu come se McDonald’s annunciasse che da domani non venderà più hamburger.
L’algoritmo che ha dichiarato guerra agli utenti
Per rendere il tutto ancora più assurdo, Tumblr affidò la moderazione a un algoritmo completamente incapace di distinguere l’arte dalla pornografia. Il risultato?
• Disegni di statue classiche? Bannati.
• Fotografie di gatti rosa? Oscenità inaccettabile.
• Un gomito vagamente somigliante a un seno? Via dalla piattaforma!
Gli utenti iniziarono a postare immagini innocue solo per vedere cosa sarebbe stato censurato. Tumblr stava combattendo una guerra contro se stesso… e la stava perdendo.
La grande fuga: dove sono finiti gli utenti?
L’effetto fu immediato e devastante. In pochi mesi, Tumblr perse quasi il 30% del traffico. La piattaforma si svuotò come un centro commerciale negli anni 2000.
Dove finirono gli utenti?
• Twitter: diventò il nuovo covo dei fandom e dei post assurdi, ma senza il reblog compulsivo di Tumblr.
• Reddit: accolse molti esuli, anche se l’atmosfera era meno artistica e più “discussione da forum anni 90”.
• OnlyFans: alcuni creator NSFW trovarono qui una nuova casa… e, ironicamente, fecero più soldi che mai.
Intanto, Tumblr divenne un’enorme città fantasma, popolata solo da bot che spammavano link discutibili e da nostalgici che si ostinavano a postare come se fosse ancora il 2013.
Tumblr oggi: un sito che non sa più chi è
Negli anni successivi, Tumblr ha tentato di riprendersi in ogni modo: ha aggiunto nuove funzioni inutili, ha provato a monetizzare (fallendo miseramente) e nel 2022 ha persino riaperto timidamente ai contenuti NSFW artistici.
Ma era troppo tardi. L’utenza era andata via, e Tumblr era diventato come MySpace: un luogo di culto per nostalgici, ma niente di più.
Conclusione: il suicidio digitale di Tumblr
La storia di Tumblr è una lezione su cosa succede quando un social network si dimentica perché la gente lo usa. Invece di trovare un modo per bilanciare libertà e moderazione, ha scelto la soluzione più drastica e si è tagliato le gambe da solo.
Oggi, chi entra su Tumblr trova ancora qualche angolo di creatività, ma la magia è svanita. È come tornare nel bar che frequentavi da giovane e trovare solo tavoli vuoti e il barista che ti guarda con tristezza.
Tumblr non è morto, ma non è nemmeno più vivo.
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